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Il segmento testuale Donà di Piave è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 15Entità Multimediali , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 331

Brano: [...]blemi della sopravvivenza che alla lotta armata. Nei primi mesi di occupazione tedesca ben poco si fece quindi a Venezia su questo piano e, il poco fatto, fu dovuto al G.A.P. (v.) cittadino, attivatosi verso la fine del 1943 intorno a un ex garibaldino della guerra di Spagna, Alfredo Vivian (uno dei non molti veneziani, in prevalenza comunisti e socialisti, che vi avevano partecipato), in sintonia con l'azione di altri gappisti nella zona di San Donà di Piave e Portogruaro.

A rendere più complicate le cose in questa prima fase della lotta armata, sopravvenne nel gennaio 1944 il momentaneo trasferimento a Venezia del C.L.N. regionale veneto che, fino a quel momento, aveva operato a Padova. Questo importante organismo, che avrebbe coordinato e diretto la Resistenza in tutta la regione, era nato alla fine di settembre 1943 e, di esso, avevano allora fatto parte Egidio Meneghetti (v.) e Silvio Trentin (tornato dalla Francia ai primi del mese) per il

P. d’A.f Concetto Marchesi (v.) per il P.C.I., Mario Saggin per la D.C. e Alessandro Candido per [...]

[...]ntri, sotto la spinta del P.C.I. e del P. d’A., era nato un Esecutivo militare regionale di indubbia matrice politica. Come consulente militare dell’Esecutivo, secondo un modello che si sarebbe imposto rapidamente anche in periferia, era stato scelto un ufficiale di marina di origine polacca, Jerzj Kulczycki Sass, che tutti chiamavano ucolonnello Sassi”. A Bavaria erano presenti i veneziani Lombroso e Giavi, Guido Bergamo, e Attilio Rizzo di San Donà di Piave. Il convegno rafforzò lo spirito unitario, tanto più che Sassi sì insediò a Venezia con l’intento di guidare da lì la Resistenza veneta. Ma operare clandestinamente a Venezia era molto difficile, tant e vero che intorno alla metà di dicembre il Comando militare, insediato a palazzo Arrivabene, fu sorpreso da un'irruzione dei tedeschi e Sassi dovette allontanarsi dal Veneto (sarà catturato, deportato a Fossoli (v.) e ivi fucilato il 12 luglio).

I primi mesi di lotta armata furono caratterizzati, a Venezia, da una netta divaricazione tra quanti si riconoscevano nella struttura militare unita[...]

[...] deportato a Fossoli (v.) e ivi fucilato il 12 luglio).

I primi mesi di lotta armata furono caratterizzati, a Venezia, da una netta divaricazione tra quanti si riconoscevano nella struttura militare unitaria che si andava costruendo, e quanti facevano invece affidamento sulla spontaneità. Tra i gruppi esistenti tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, apparteneva alla prima categoria quello operante dall’ottobre 1943 nella zona di

San Donà di Piave al comando di Attilio Rizzo: assunse il nome di Brigata “Piave” ed era una formazione composta, oltre che da elementi militari (come lo stesso Rizzo), da patrioti cattolici e comunisti.

Alla seconda categoria appartenevano i gruppi che cominciarono a operare subito dopo I'8 settembre nel Portogruarese e in genere nel Veneto Orientale, in forme autonome. Erano gruppi spontaneamente sorti a Santo Stino di Livenza, Cinto Caomaggiore, Annone Veneto e Fossalta di Portogruaro. Essi furono contattati da Mario Balladelli (rappresentante del P.C.I. nel C.L.N. e nel Comando provinciale del C.V.L. di[...]

[...]rme autonome. Erano gruppi spontaneamente sorti a Santo Stino di Livenza, Cinto Caomaggiore, Annone Veneto e Fossalta di Portogruaro. Essi furono contattati da Mario Balladelli (rappresentante del P.C.I. nel C.L.N. e nel Comando provinciale del C.V.L. di Venezia, poi commissario politico della Brigata “Venezia” operante fra il Piave e il Tagliamento) e da Giuliano Lucchetta (aderente al P.C.I. clandestino, che rappresentò anche nel C.L.N. di San Donà di Piave, nella cui zona operò poi come comandante della stessa Brigata “Venezia”). Ugualmente vicini al P.C.I. furono: i gruppi sorti dall ‘ottobre 1943 nella zona di Chioggia; il Battaglione “Gramsci”, organizzato da Igino Borin e Nazzareno Vego tra Camponogara, Campagna Lupia e Boion, in colleqamento con le formazioni garibaldine del Padovano e del Cavarzerano. Nei primi mesi, questi gruppi erano male armati, di labile organizzazione e di consistenza modesta, come del resto l'intero movimento partigiano a quell’epoca.

Inoltre, essendo la provincia veneziana del tutto pianeggiante, il C.L.N. rite[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 417

Brano: [...]lla giustizia dalla Guardia Nazionale Repubblicana, responsabili di complotto contro lo Stato repubblicano e autori confessi di azioni dinamitarde. L’esecuzione della sentenza, che verrà emanata dal Tribunale speciale, sarà eseguita sulle stesse macerie di Ca’ Giustinian. Sia questo l’atto solenne di una giusta rappresaglia ». In quel momento si trovavano infatti nelle carceri veneziane 13 giovani partigiani che avevano operato nella zona di San Donà di Piave ed erano stati arrestati nel gennaio 1944. Alcuni di loro, assolti in istruttoria, erano in attesa della scarcerazione. Sugli altri incombeva invece ii perìcolo dell’internamento in Germania.

La condanna a morte fu emessa a San Donà di Piave, dove la mattina del 27, presso la Casa del fascio, era stato costituito lo pseudo tribunale, formato in gran segreto dai capi fascisti locali e da qualche emissario mandato da Venezia. All’alba del 28, al carcere di Santa Maria Maggiore, i militi della Repubblica sociale prelevarono i tredici antifascisti, quasi tutti comunisti (solo uno, Enzo Gusso, appar

teneva al Partito d’Azione). Uno dei tredici, Francesco Biancotto, un ragazzo di diciotto anni, mentre si avviava all’esecuzione intonò « Bandiera rossa », subito seguito dagli altri.

Il giorno dopo, Il Gazzettino di Venezia, sotto i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 328

Brano: [...]ni accesi e politicamente significativi, perché vi improvvisarono comizi i comunisti Enrico Longobardi e Giovan Battista Gianquinto, i socialisti Giovanni Giavi ed Eugenio Florian, gli azionisti Armando Gavagnin e Luigi Martignoni. Il loro intervento dimostrò che le organizzazioni politiche alle quali essi apparteneva* no erano in grado di tentare di incanalare l’esultanza popolare lungo l’asse di rivendicazioni politiche.

Ciò si ripetè a San Donà di Piave, dove parlò il socialista Arduino Cerutti, mentre da Marghera veniva segnalato soltanto un generico fermento tra gli operai.

Anche se le autorità badogliane

procedettero rapidamente al ristabilimento dell’ordine pubblico (leso del resto solo parzialmente) e i militari presero sotto controllo la situazione, in quel contesto ambiguo che non era né di dittatura né di libertà, fu palese comunque a larghi strati di popolazione che erano emersi nuovi soggetti politici e sociali: i partiti antifascisti. Il loro “ritorno”, anche a Venezia, era certo dovuto alle drammatiche circostanze della gue[...]

[...]er non parlare dei tanti altri arrestati, dei 97 comunisti confinati e così via. Ma, ciò che più conta, nel ventennio la presenza comunista non era mai venuta meno a Venezia, sia pur ridotta ai minimi termini operativi, opperò esaltata dall’assenza di altre forze politiche.

La Federazione provinciale comunista si era riorganizzata nel 1941, con Giordano Pacquola segretario e con alcuni punti di forza nella città storica e nelle cellule di San Donà di Piave, Chioggia, Dolo e Porto Marghera. Ciò consentì, nel momento in cui il maturare della crisi indotta dalla guerra spingeva alla contestazione anche masse operaie “atipi

iPfSflreSi

Ut**:

328



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 394

Brano: [...]to Adino (Bevilacqua, 1921); Lorenzetto Angelo (Rovigno, 1920); Lot Bortolo (Asiago, 1911); Losati Benedetto (1924) ; Lovato Giovanni (Valdagno, 1919); Luca Osvaldo (Milano, 1910); Lucia Antonio (Catanzaro, 1924); Luri Giovanni (Pinzano al Tagliamento, 1909); Lusena Silvio (Alessandria, 1920); Luzzu Giuseppe (Mamoiada,

1910); Luvisa Renato (Orsera, 1926); Maccaferri Bruno (Milano, 1919); Macor Esmeraldo (Trieste, 1921); Madalosso Antonio (San Donà di Piave, 1910); Madiai Virgi

lio (Livorno, 1906); Magagna Leone (San Giovanni Lupatoto, 1909); Maggio Giuseppe (Lecce, 1910); Magistri Raffaele (Roma,

1919); Magnani Costantino {Milano, 1925); Magnetto Antonio (Marsiglia, 1892); Magno Martino (San Floro, 1912); Magnone Almo (Candelo, 1924); Magrini Antonio (Pattada, 1907); Malagoli Eridano (Carpi, 1920); Malvestio Mario (1920) ; Mameli Giuseppe (Muggia, 1912); (Mancini Pasquale (Pastena, 1891); Manfreda Giuseppe (1887); Manfredi Antonio (Picerno, 1912); Mannelli Loris (Genova, 1912); Mantegazza Oreste (Pero, 1926); Mantella Pasquale (Maida,

[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 647

Brano: [...]a per raggiungere la postazione nemica.

Alla sua memoria è stata conferita nel 1972 la Medaglia d’oro al v.m..

Pellegrini, Antonio

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Treviso nel 1922, m. a Portogruaro (Venezia) il 18.12.

1944.

Chiamato alle armi e assegnato all’XI Battaglione guastatori dell’Esercito, T8.9.1943 si diede alla macchia e dall’1.3.1944 fece parte di una formazione partigiana operante nella zona di San Donà di Piave (Venezia). Come caposquadra e poi come ispettore, dimostrò in varie occasioni un temerario ardimento. Catturato dopo uno scontro, riuscì a evadere e riprese la lotta. Nuovamente catturato in seguito a una delazione, fu carcerato a Portogruaro dove subì bastonature e sevizie senza che mai una sua parola tradisse l’organizzazione della Resistenza. Tre giorni dopo la cattura riuscì con un abile stratagemma a sottrarsi agli aguzzini ma, anziché allontanarsi, volle tentare di salvare altri compagni prigionieri. Nel coraggioso tentativo venne ripreso, nuovamente seviziato e condannato a morte.

A[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 327

Brano: [...]he avrebbe celebrato i propri fasti in anni molto più vicini a noi. Dall’adesione al fascismo andò però esente uno strato non trascurabile di liberi professionisti, lo stesso che aveva tradizionalmente fornito alle forze democratiche il personale politico prima deH’awento del fascismo. Non a caso fu proprio un esponente di primo piano di questa particolare fascia sociale e politica, Silvio Trentin, che decise di abbandonare Venezia, la natia San Donà di Piave e l’Italia, il suo status di professore universitario e

Il Conte Volpi di Misurata con la Duchessa di Genova assiste a una sfilata di moda in occasione del Convegno del tessile autarchico (Venezia, 1941)

327



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 159

Brano: [...]mazioni partigiane, le quali si erano però riorganizzate confluendo nel neocostituito IX Korpus sloveno. Il “Triestino”, allora comandato dal tenente Remo Lagomarsino, si era poi ingrossato grazie all'afflusso di volontari civili e di ufficiali e militari del disciolto Regio Esercito, fra i quali 55 militari sardi, di cui Luigi Podda (v.) aveva organizzato l’evasione, nonché di un gruppo di militari della provincia di Ferrara e del comune di San Donà di Piave (Venezia), disertati con armi ed equipaggiamento da reparti della repubblica di Salò nel gennaio

1944 (questi uomini saranno uno dei punti di forza della Garibaldi “Trieste”). Inoltre avevano raggiunto il battaglione i superstiti (triestini, muggesani e istriani) del 3° Battaglione Garibaldi “Zol” dell’Istrski odred che, nel trasferimento dall’lstria al Carso monfalconese, erano stati decimati da un'imboscata tedesca. Numerose e audaci erano state le azioni del “Triestino” anche nella contigua pianura, in unione ai G.A.P. guidati da Vinicio Fontanot (v.), Federico Pacor (caduto nella lotta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 115

Brano: [...]Almese (Torino) ; Natale Visintini di Moglia (Mantova) .

Per le informazioni più generali, si veda la voce Confino di polizia.

Il deputato socialista Jaurès Busonl, che dal 1926 fu confinato per alcuni anni nel risola di San Nicola di Tremiti, ha lasciato una vivida descrizione di quella sua esperienza nel libro

dal titolo Nel tempo del fascismo, pubblicato nel 1975 a Roma, dagli Editori Riuniti.

FI.Fo.

Trentin, Silvio

N. a San Donà di Piave (Venezia) l'11.11.1885, m. a Monastier (Treviso) il 12.3.1944; docente universitario.

Proveniva da una famiglia di ricchi proprietari terrieri che amavano dedicarsi alto vita pubblica locale seguendo una posizione politica corrispondente alla loro posizione sociale, che però suo padre, Giorgio, aveva venato con una moderata apertura alle idee socialdemocratiche e una spiccata simpatia per la causa del Risorgimento e per la monarchia sabauda. Adolescente, Silvio seguì la via degli studi classici a Treviso, dove fu convittore nel collegio Nardarì, frequentato dai figli della buona borghesia [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 571

Brano: [...]ealtà, per una serie di motivi le F.A.D.P. non riuscirono a decollare, anche se riuscirono a stendere in alcune zone della regione una loro rete che concepiva appunto la Resistenza nei modi che abbiamo sopra indicato.

Uno di tali gruppi si formò a Conegliano fin dall’autunno 1943, intorno a Francesco Gava che era in contatto con personalità quali il Bassignani di Pieve di Soligo, lo Zancanaro di Feltre, il Borio!otto di Miane, il Rizzo di San Donà di Piave, anch’essi intenti, nelle località di loro pertinenza, a costruire una rete che, dal punto di vista operativo, si muoveva su un doppio livello: da un lato tendeva a organizzare squadre di sabotatori con funzioni di immediato impiego sulle linee di comunicazione e sui depositi del nemico; dall’altro, a creare le infrastrutture di un esercitoombra che avrebbe dovuto entrare in azione al momento dell’insurrezione. Di tale esercito, nei propositi dei promotori, si dovevano preliminarmente ed essenzialmente preparare i quadri, traendoli pressoché esclusivamente da ufficiali e sottufficiali sbandat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 342

Brano: [...]a e infine ucciso.

Levorin, Gustavo

N. a Padova il 6.10.1905, fucilato a Venezia il 28.7.1944. Militante comunista, nel 1928 fu condannato

dal Tribunale speciale a 3 anni di reclusione.

Dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, tra gli organizzatori del movimento partigiano in provincia di Venezia e ispettore delle Brigate Garibaldi.

Nel gennaio 1944 fu arrestato insieme ad altri partigiani operanti nella zona di San Donà di Piave. Trattenuto come ostaggio e già destinato alla deportazione in Germania, dopo 6 mesi di carcere venne fucilato per rappresaglia dai fascisti, con altri 12 compagni di lotta, sulle macerie di Cà Giustinian (v.).

La sorella Elvira, che visitò in carcere Gustavo Levorin poco prima della morte, ha lasciato una toccante testimonianza di quel suo estremo incontro:

« L’ultimo colloquio è coinciso con l’ultimo giorno della sua vita: il 27 luglio. Fu un colloquio ordinario, con la grata tra noi. Era stata appena fatta saltare in aria Ca’ Giustinian ed erano tutti arrabbiati. Trovai Gustavo quasi[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Donà di Piave, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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